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Polemiche 89

infallibilmente la persona che vuol ferire. Il che giova allo scopo di poter colpire senza esporsi. Come si fa da chi insulta per istrada un passante, che crede pusillanime, e poi, se questo si ferma e mostra i denti, si ritira, soggiungendo: non dico con lei. Ma, signor Vescovo, sa ella che nome ha in italiano un simile contegno?

Noto in secondo luogo, che il Dialogo medesimo contiene un periodo virgolato. Perchè quelle virgole? Ecco il perchè. Il libro a cui si fa allusione, non contiene quel periodo; e di fatto non se ne cita la pagina; ma giova allo scopo del Dialogo, che si creda che vi sia; colle virgole poi se ne fa l’insinuazione; e se poi fosse domandata la ragione delle virgole è facile cavarsela con una scusa qualunque. Ma, signor vescovo, io qui domando di nuovo, come si chiama in morale un procedere come questo?

Il Vangelo dice: Guarda quello che uno fa, e saprai chi è. Che si desse mo il caso, forse assai strano per qualcheduno, che il Vangelo premesse ad un positivista e seccasse ad un vescovo? Sì, si dà. In qualche altra occasione ho sentito il bisogno, parlando col signor vescovo Rota, di appellarmi al Vangelo, e di ricordarglielo; ma mi sono accorto che i miei argomenti non erano ad hominem e non avevano forza, essendo egli vescovo, non della morale evangelica, ma della sillabica.

Ma torniamo all’argomento. C’era un libro a cui, per amore o per forza, bisognava rispondere. Lo esigeva l’onore dell’armi. S’era anche troppo indugiato, e lo scandalo del silenzio doveva essere tolto ad ogni costo. Ma come fare?

Due erano le vie che si potevano seguire. Una difficile assai, ma leale, eventualmente più efficace, in ogni caso sempre utile alla verità, cioè l’analisi e la discussione scientifica degli argomenti del libro, uno per uno. Ed un’altra di gran lunga più facile, ma ignobile, senza profitto della scienza, e buona solo, al più, per darla ad intendere a quella povera marmaglia che pende dalle parole del Vessillo.