Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/112

Da Wikisource.

LXXXVI

AL CONTE MASSIMIANO STAMPA

Lo ringrazia del dono di una veste e un saio. lo, benefattor inio, ho ricevuto, la vigilia di Natale, per via del signor Ottaviano Visconte la veste di dotnasco nero fodrata di terzo pelo negro, e il saio di velluto cremisi, sotto i cui tagli appare raso pur cremisi, con la fodera di velluto vermiglio pure. Certamente la veste è bella, ma il saio è miracoloso, e il groppo d’oro tirato, che lo fregia intorno, col peso di dieci libre, fa stupire qualunque signore il vede. Ora, cosi ricco e superbo come egli è, insieme con la robba il porterò, coinè anco un di il vostro nome portará gli abiti tessutigli dai miei inchiostri. E tanto piú gli doverete aver cari, quanto meno il tempo non gli consumará né invecchiará. In questo mezzo Vostra Signoria mi spenda nei suoi servigi.

Di Venezia, il 24 di decembre 1530.

LXXXVII

AL CARDINAL CARACCIOLO

Insiste pel pagamento degli arretrati della pensione di cui alla lettera lxxxi. Egli mi è cotanto piaciuta, signore, la lettera con la quale si è degnata rispondermi la gentilezza vostra, che io l’ho sempre meco; e le proferte, che in lei mi fate, serbarò nel core per le occorrenzie mie. Certo, signor, se bene io ho fatto menzione d’una sorte di gran maestri viziosi, accioché il mondo gli porti odio eterno, e d’un’altra ho taciuto, perché non si vergogni d’avergli ubbiditi, il silenzio, in cui la mia penna vi ha tenuto il nome, è causato dal parermi essere poco atto a scriver le vertú vostre. E Dio volesse che io mentissi nel biasimar gli altri, come dico il vero nel laudar voi! Ma, per tornare al rallegrarvi, che, mosso da naturai bontade, avete fatto del