Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/221

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è mezzo vostro e mezzo suo. E, mentre usate il solenne ufficio de la liberalitá, egli stupisce di voi come di lui ; e ha ben ragione di stupirne, poiché Carlo e Isabella, guardati da Dio e adorati dagli uomini, vivono e regnano per onor di Giesú e per salute de le genti. Ora io ringrazio quel divin favore, che, nel mandarmi la collana, voi, che séte la prima signora de l’universo, avete fatto non ai meriti miei, ma a le castissime e venerabili qualitá de la Serena: onde tutte le madonne italiane s’inchinano al suono del nome de la inclita Serenitá Vostra, le cui sacrate mani bascio insieme con quelle del santissimo e cristianissimo suo consorte. Ed è ben debito d’ognuno il dirgli cosi, poiché la religiosa bontá sua si ha tirato sopra le catoliche spalle il peso de l’un titolo e de l’altro.

Di Venezia, il 20 di agosto 1537.

CLXXVII

AL SIGNOR MAGNIFICO GIROLAMO MONTAGUTO

Non curi di avere sprecati 25 anni in servigio della corte papale senza alcun frutto: pensi piuttosto a godersi in Arezzo i beni che ha, in compagnia dei buoni amici. Perché io, signore, con chi venne mai di costi qui e di qui costi feci sempre l’ufficio che debbo, e circa il domandar di voi e con il commettere che voi in mio nome fuste salutato, non son diventato rosso nel ricever de le vostre lettre, come mi sarei se ciò non avessi fatto; ché, certo, io doveva essere il primo a ramentarvi, che a pena seppi ciò che si sia conoscenza vi conobbi con intrinsica dimestichezza, e da quel giorno a -questo tuttavia l’osservanza de l’amor mio è cresciuta inverso la illustre e ottima persona vostra. E vi giuro, per la possanza che Iddio ha dato a la vertú che la Sua Maestá mi diede, che, eccetto Vostra Signoria, di tutti gli altri de la corte mi son dimenticato, non per altro che per esser voi lontano da la invidia, da la maladicenza e da la ingordigia de l’arricchire per il morir d’altrui. E, ancora che vi paia aspro che apresso