Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/90

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né la pompa de le genti e degli archi, con la destrezza de le or* nate parole, come m’avete scritto, lo, per me, veggo ne la vostra lettra le due gran Colonne con il «Plus ultra» che le attraversa; veggo i mostri dipinti nei basamenti; veggo l’epigramma con l’aquila di sopra e quella bugia diesi morde la lingua mentre sostiene l’arme di Sua Maestá. Veggo l’edifizio de la gran porta e la diligenzia del Barticino; veggo il tumulto che ne lo entrarvi fanno gli inumerabili principi drieto a Carlo augusto. Veggo i reverendissimi pontificalmente con Alessandro signor nostro, che ’l vanno a incontrare. Veggo anche con che destrezza smonta da cavallo, presentandoli il core c le chiavi di Fiorenza. Sento dirgli di Sua Altezza: — E queste e quel ch’io tengo è vostro. — Veggo lo stuolo dei paggi sopra i cavalli imperiali, e mi abbaglio la vista nel tremolar dei puntali d’oro, di cui erano tempestati i drappi de la gioventú fiorentina. Veggo i due mazzieri, che usa di menarsi inanzi l’imperadore, e il cavalierizzo con la spada de la sua giustizia; e m’inchino a Sua Eccellenza, mentre con gli occhi de la mente la scorgo in mezzo al duca d’Alba e al conte di Benevento. Non veggo giá drieto a Cesare i prelati, perché non ho occhio che possa veder preti, salvo la grazia del mio Marzi. Veggo l’arco del Canto a la Cuculia. Veggo la illaritá augusta e leggo i titoli di tutte le machine. Veggo tutte le imprese del suocero del signor nostro. Veggo la figura de la Pietá coi bambocci adattatile adosso. Veggo la Fortezza, e intorno a lei le corazze e gli elmi; e sopra ogni invenzione mi piace la liberalitá del corno de la quale escono le corone, cioè quella del re dei romani e quella del re di Tunisi: ma l’altra, che appar mezza di fòre, sia pure ai di nostri. Veggo la Fede con la croce in mano e con il vaso ai piedi, e le parole sono divine; e parmi stupendo l’arco, che ha l’aquila con l’arme per il breve che si legge. È unica la istoria dove si figura la fuga dei turchi, e la incoronazione di Ferdinando è bellissima, e piú bella è per esservi Cesare presente. Veggo da l’altro lato i prigioni legati, con quelle cere barbare e con quegli abiti strani in testa, in vari gesti; e do gran laude al padre e al- figliuolo, che hanno messo insieme si gentilmente la gran