Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/216

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CDLXXXIX

AL SIGNOR GIAMBATTISTA CASTALDO

Teme la dispersione di sue lettere al Castaldo e a Paolo di Tufo. Gli mostrerá la sua gratitudine pei buoni uffici da lui interposti presso Federigo Gonzaga; ma non crede troppo alle promesse del principe di Salerno. Io scrissi a la bontá di voi e a quella del signor Paolo di Tufo secondo l’ordine datomi da la caritade vostra e da la umanitá sua. E, perché io, nel ricevere la lettra che l’altrieri mi mandaste, non ho sentito farmene motto, penso al forse lor sinistro recapito. E, rispondendo al non vi esser scordato dei miei casi in Mantova, dico che le ordirò cotal obligo in quelle tele, ne le quali ho cominciato a tessere gli altri benefici; e al predetto gentiluomo usarò la gratitudine che si conviene a la cotanta umanitá di lui. Ma, quando per me non si facesse mai altro che sopportare che il consiglio di tutti due mi abbi di nuovo sospeso l’animo su le punte de la speranza, che pur volete ch’io tenga ne le promesse del principe di Salerno, non faccio io con voi quasi parte del debito?

Di Vinezia, il 8 di febraio 1540.

CDXC

AL SIGNOR DON DIEGO DI MENDOZZA

Lo invita ad ammirare le opere compiute dal Sansovino in piazza San Marco. Egli mi parria, o signore, isfreggiare quattro volti in un colpo, caso che non vi scrivesse cotal polizza per il conto che ve la scrivo. Il primo sfregio sarebbe ne la nobiltá de lo intelletto vostro, il profondo saper del quale ha posto i suoi diletti in