Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/19

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amico e quello isvisccrato servitore ch’io vi sono e ch’io vi debbo! Lascisi si fatte cure a chi ha bisogno che se gli tolga il biasimo o che se gli dia la lode; ché è pur troppo a un virtuoso il sapere che uno de la vostra reputazione l’ami nel modo che io so che amate me: onde tengo per fermo che mai non mi fu inviato cosa con piú volontá de la mandatami da lo affetto de l’animo vostro. E perciò, se mi fusse lecito di far comparazione da coloro che mi tributano a quegli che danno l’offerta, direi che, si come alcun di loro è mosso da la boria, altri da la superbia, altri da lo essempio e altri da la ipocresia; cosi questo mi dá per paura, quello per prosopopea, colui per parer di esserci c costui perché egli ci è. Talché i veramente incitati dal merito de le mie operazioni sono si pochi, che io gli potrei mettere coi pochissimi che offeriscono con zelo cristiano a lo aitar di Dio. Ma, essendo cosi, ne son tanto piú obligato a la bontá di voi, quanto ne son men tenuto a qualunche si move a compiacermi con l’apparenza sopradetta. Onde conchiudo che ve ne referisco grazie con quella mente, con la quale mi date causa che ve le referisca.

Di Vinezia, il 30 di novembre 1540.

DLV

AL CAPITANO ANTON DA CASTELLO

Ringraziamenti pei favori fatti a un tal Converso da Arezzo. Egli c vero, signor colonello, che la occasione non mi diede mai d’intrinsicarmi con la degna persona di voi, come mi ha dato sempre di domesticarmi con la gran fama vostra. E ciò dico con mia vergogna, perché io deveva con ogni istanzia cercare la presenzia di quella, come con ogni sollecitudine ho cercato la conversazion di questa. Pur rendo grazie a Dio, da che i favori, che l’amorevole vostra boutade ha dimostrato a Converso, non solo mi dánno causa di entrarvi in cognizione,