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ne esultiamo. Si che io prego la bontá profonda de la Sua Bontade immensa che, poiché ci ha concesso i corpi e, doppo la eternitá beata, che gli piaccia conservarci in quel fervore e in quello amore, che, per viver sempre in gaudio, dcveremmo avere in conoscerlo.

Di Vinezia, il 75 di luglio 1542.

DCCLV

A MONSIGNOR D’ARAMON A lui, che, delegato dagli altri studenti francesi di Padova, venne fino a casa sua, a Venezia, a comunicargli la deliberazione da essi presa di desistere da qualunque azione giudiziaria per l’omicidio del loro collega commesso da Onofrio Camaiani, professa tutta la sua gratitudine. Per essere di mio onore nonché di mio debito, da che non posso sodisfarlo con l’opere, almeno di confessarlo con le parole, notifico a la eccellente vostra cortesia, per mezzo di questa carta semplice, che ho fatto memoria di quella reai gentilezza, che, promossa da la sua propria bontá e giustizia, non pur consenti clte le Signorie di quegli scolari francesi, che rimessero il loro interesso ne la prestanzia de la Vostra, dessero la pace a la ragione di messer Nofri; ma, degnandosi di venirmi a casa, vòlse che io ne udissi il «si», il quale sará sempre colonna de la parola sua, con le istesse orecchie. Talché, oltra l’ottenere del voto desiderato, ci acquistai anco la conoscenza di voi, che séte nato per sostener con gli effetti il grado di quella liberalitá che ai di d’oggi è a pena conosciuta per nome. Ma, perché tanto vivete quanto donate, piaccia a Dio, accioché il mondo vi vegga sempre viver, che in voi, giovane splendido, sia facultá di poter donare ognora. Intanto rallegrativi con le dottrine, con il valore, con i costumi e con le virtú che vi adornano, poiché il lor merito trae la vostra laude da la lingua di chi vi conosce per fama, nonché da quella di chi vi vede