Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. II, 1916 – BEIC 1734657.djvu/246

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don Diego ora filosofo, ora legista, ora teologo, ora poeta, ora istorierò, ora gentiluomo, ora cavaliere e ora ognuno, non altrimenti stava dubbioso circa il non sapere in qual professione piú devessi lodarlo, che si stia colui, che, visto una gran moltitudine di rose, è intertenuto a coglierne dal vederle pareggiar l’una e l’altra di vaghezza, onde non sa qual si sia la piú bella. Dico che mi stava intra due nel modo predetto, quando sento la fama, che prima divulga le cause e le ragioni che vi spinsero a combattere coi turchi, e poi conta la prudenzia e il valore che vi fece vincergli, talché mi fu forza di uscire de la materia dei suoi onori ed entrare nel suggetto dei vostri ; maravigliandomi, insieme con tutta Italia, de la memoria perpetua che le vostre militari virtú hanno lasciato a Velis di Cornerá, costa d’Affrica e fronte di Spagna, ne le cui acque non pur rompeste, uccideste e prendeste legni, genti e prigioni infiniti, ma ivi proprio, col testimonio di tutta la vostra milizia, ornaste Io istesso trionfo con le spoglie dei primi due capitani inimici, quali, in onor di Cristo, in riputazione di Cesare e in grado di voi, uccise la vostra destra invitta, con augurio di perseverare in si dovute, in si commendate e in si sante imprese. E io, intanto, ritornarò a discorrere il compendio de le qualitá che risplendono ne l’animo del generosissimo fratei vostro, lasciando a la contemplazione dei meriti, che vi incoronano, lo spirito del suo incomperabile ingegno; avenga che solo egli è atto a ragionarne e a scriverne con tutte le circonstanzie che si convengono non meno a le lingue e a le carte sapute e gravi che a capitani, come voi, preclari e degni. Di Vinezia, il 13 d’agosto 1542.