Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/280

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Inaudita novella, altissimo mio signore, dette piacere assai a la nobilissima compagnia; onde, laudato convenientemente da lei el solacevol effecto de la contadina donna, il conte se volse a Gregorio Roverbella, nostro optimo citadino, uomo prudente, mansueto e circunspecto molto, e de li studi de eloquenza egregiamente imbuto, corno mostrano li grandi volumi de li suoi versi vulgari (li quali son stati e sono in tanto fiore, che fu volta che Alexandro Sforza, illustre imperatore de armati e optimo censore de li facundi studi, e Domenico Malatesta, moralissimo e candido principe, ne feceno tanta stima, che d’altro che de quilli pareva non potessono parlare, e a la sua virtú premi constituirno, che ancora de quilli ne vive onoratamente), e dixe: — Perché non rompeti si longo silenzio, ser Gregorio nostro, che sopra ogni altro facetissimo e morale essere solevate? — Respose lui, com’è costume de sua dolce natura, reverentemente, e dixe: — Se io non ho fino qui parlato, è processo per l’infinito piacere ho avuto de li ascoltati accidenti de la magnifica brigata, che me hanno occupato la lingua e ’l core de dolceza, e perché ho temuto non intravenisse a me come intravenne ad uno nostro abbate, il quale, per non avere pazienzia ch’el cibo, che mangiar dovea, se rafreddasse, ne consequitte debita penitenzia. Cusi io, vedendo le Vostre Magnificenzie a prova l’una de l’altra flagranti al piacevole rasonare, ho prima voluto vedere epsa fiagranzia alquanto tepidire, che parlando commettere errore alcuno. Ma, di poi che voi, magnifico conte, observandissimo patrone mio e singulare benefactore mio, me invitate, cum licenzia de quisti altri mei onorevoli magiori, intenderete il caso del prefato abbate. E, quantunque materia forsi piú morale e piú degna de li mei studi e anni e de le Vostre Magnificenzie da me expectavati, non è per me de farne alcuna stima, perché, rechedendo questo luoco, secondo il mio iudicio, materie dolce e facete, ho facto pensiero lassare le grave e le altiloque al scrivere de la penna, la quale tuttavia in qualche laudevole fatica se sforza la nostra florida patria perpetuamente illustrare. —