Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/305

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quartodecimo 299


40
     — Dal nostro re sián (disse) di Granata
chiamati in compagnia de la figliuola,
la quale al re di Sarza ha maritata,
ben che di ciò la fama ancor non vola.
Come appresso la sera racchetata
la cicaletta sia, ch’or s’ode sola,
avanti al padre fra l’ispane torme
la condurremo: intanto ella si dorme. —

41
     Colui, che tutto il mondo vilipende,
disegna di veder tosto la pruova,
se quella gente o bene o mal difende
la donna, alla cui guardia si ritruova.
Disse: — Costei, per quanto se n’intende,
è bella; e di saperlo ora mi giova.
A-llei mi mena, o falla qui venire;
ch’altrove mi convien subito gire. —

42
     — Esser per certo déi pazzo solenne, —
rispose il Granatin, né piú gli disse.
Ma il Tartaro a ferir tosto lo venne
con l’asta bassa, e il petto gli trafisse;
che la corazza il colpo non sostenne,
e forza fu che morto in terra gisse.
L’asta ricovra il figlio d’Agricane,
perché altro da ferir non gli rimane.

43
     Non porta spada né baston; che quando
l’arme acquistò, che fur d’Ettor troiano,
perché trovò che lor mancava il brando,
gli convenne giurar (né giurò invano)
che fin che non togliea quella d’Orlando,
mai non porrebbe ad altra spada mano:
Durindana ch’Almonte ebbe in gran stima,
e Orlando or porta, Ettor portava prima.