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decimosettimo 13


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     Pensate voi se gli tremava il core,
quando l’Orco sentí che ritornava,
e che ’l viso crudel pieno d’orrore
vide appressare all’uscio de la cava;
ma potè la pietá piú che ’l timore:
s’ardea, vedete, o se fingendo amava.
Vien l’Orco inanzi, e leva il sasso, et apre:
Norandino entra fra pecore e capre.

49
     Entrato il gregge, l’Orco a noi descende;
ma prima sopra sé l’uscio si chiude.
Tutti ne va fiutando: al fin duo prende;
che vuol cenar de le lor carni crude.
Al rimembrar di quelle zanne orrende,
non posso far ch’ancor non trieme e sude.
Partito l’Orco, il re getta la gonna
ch’avea di becco, e abbraccia la sua donna.

50
     Dove averne piacer deve e conforto,
vedendol quivi, ella n’ha affanno e noia:
lo vede giunto ov’ha da restar morto;
e non può far però ch’essa non muoia.
— Con tutto’l mal (diceagli) ch’io supporto,
signor, sentia non medïocre gioia,
che ritrovato non t’eri con nui
quando da l’Orco oggi qui tratta fui.

51
     Che se ben il trovarmi ora in procinto
d’uscir di vita m’era acerbo e forte;
pur mi sarei, come è commune instinto,
dogliuta sol de la mia trista sorte:
ma ora, o prima o poi che tu sia estinto,
piú mi dorrá la tua che la mia morte. —
E seguitò, mostrando assai piú affanno
di quel di Norandin, che del suo danno.