Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/206

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200 canto


28
     Ogni sua donna tosto, ogni donzella
pon seco in opra, e con sutil lavoro
fa sopra seta candida e morella
tesser ricamo di finissimo oro;
e di quel cuopre et orna briglia e sella
del buon destrier: poi sceglie una di loro,
figlia di Callitrefia sua nutrice,
d’ogni secreto suo fida uditrice.

29
     Quando Ruggier l’era nel core impresso,
mille volte narrato avea a costei;
la beltá, la virtude, i modi d’esso
esaltato l’avea fin sopra i dèi.
A sé chiamolla, e disse: — Miglior messo
a tal bisogno elegger non potrei;
che di te né piú fido né piú saggio
imbasciator, Ippalca mia, non aggio. —

30
     Ippalca la donzella era nomata.
— Va, — le dice, e l’insegna ove de’ gire;
e pienamente poi l’ebbe informata
di quanto avesse al suo signore a dire,
e far la scusa se non era andata
al monaster: che non fu per mentire;
ma che Fortuna, che di noi potea
piú che noi stessi, da imputar s’avea.

31
     Montar la fece s’un ronzino, e in mano
la ricca briglia di Frontin le messe;
e se sí pazzo alcuno o sí villano
trovasse, che levar le lo volesse;
per fargli a una parola il cervel sano,
di chi fosse il destrier sol gli dicesse;
che non sapea sí ardito cavalliero,
che non tremasse al nome di Ruggiero.