Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/438

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432 canto


40
     Gli avea riconosciuti egli non manco;
però che quelli sempre erano usati,
l’un tutto nero, e l’altro tutto bianco
vestir su l’arme, e molto andare ornati.
Da l’altra parte essi conobbero anco
e salutâr Guidon, Rinaldo e i frati;
et abbracciâr Rinaldo come amico,
messo da parte ogni lor odio antico.

41
     S’ebbero un tempo in urta e in gran dispetto
per Truffaldin, che fôra lungo a dire;
ma quivi insieme con fraterno affetto
s’accarezzâr, tutte oblïando l’ire.
Rinaldo poi si volse a Sansonetto,
ch’era tardato un poco piú a venire,
e lo raccolse col debito onore,
a pieno instrutto del suo gran valore.

42
     Tosto che la donzella piú vicino
vide Rinaldo, e conosciuto l’ebbe
(ch’avea notizia d’ogni paladino),
gli disse una novella che gl’increbbe;
e cominciò: — Signore, il tuo cugino,
a cui la chiesa e l’alto imperio debbe,
quel giá sí saggio et onorato Orlando,
è fatto stolto, e va pel mondo errando.

43
     Onde causato cosí strano e rio
accidente gli sia, non so narrarte.
La sua spada e l’altr’arme ho vedute io,
che per li campi avea gittate e sparte;
e vidi un cavallier cortese e pio
che le andò raccogliendo da ogni parte,
e poi di tutte quelle un arbuscello
fe’, a guisa di trofeo, pomposo e bello.