Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/57

Da Wikisource.

decimottavo 51


64
     Ma la virtú, ch’ai suoi spesso soccorre,
gli fa appo Norandin trovar perdono.
Il re, mentre al tumulto in dubbio corre,
vede che morti giá tanti ne sono;
vede le piaghe che di man d’Ettorre
pareano uscite: un testimonio buono,
che dianzi esso avea fatto indegnamente
vergogna a un cavallier molto eccellente.

65
     Poi, come gli è piú presso, e vede in fronte
quel che la gente a morte gli ha condutta,
e fattosene avanti orribil monte,
e di quel sangue il fosso e l’acqua brutta;
gli è aviso di veder proprio sul ponte
Orazio sol contra Toscana tutta:
e per suo onore, e perché gli ne ’ncrebbe,
ritrasse i suoi, né gran fatica v’ebbe.

66
     Et alzando la man nuda e senz’arme,
antico segno di tregua o di pace,
disse a Grifon: — Non so, se non chiamarme
d’avere il torto, e dir che mi dispiace:
ma il mio poco giudicio, e lo instigarme
altrui, cadere in tanto error mi face.
Quel che di fare io mi credea al piú vile
guerrier del mondo, ho fatto al piú gentile.

67
     E se bene alla ingiuria et a quell’onta
ch’oggi fatta ti fu per ignoranza,
l’onor che ti fai qui s’adegua e sconta,
o (per piú vero dir) supera e avanza;
la satisfazïon ci será pronta
a tutto mio sapere e mia possanza,
quando io conosca di poter far quella
per oro o per cittadi o per castella.