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88 canto


16
     Seguon gli Scotti ove la guida loro
per l’alta selva alto disdegno mena,
poi che lasciato ha l’uno e l’altro Moro,
l’un morto in tutto, e l’altro vivo a pena.
Giacque gran pezzo il giovine Medoro,
spicciando il sangue da sí larga vena,
che di sua vita al fin saria venuto,
se non sopravenia chi gli diè aiuto.

17
     Gli sopravenne a caso una donzella,
avolta in pastorale et umil veste,
ma di real presenzia e in viso bella,
d’alte maniere e accortamente oneste.
Tanto è ch’io non ne dissi piú novella,
ch’a pena riconoscer la dovreste:
questa, se non sapete, Angelica era,
del gran Can del Catai la figlia altiera.

18
     Poi che ’l suo annello Angelica riebbe,
di che Brunel l’avea tenuta priva,
in tanto fasto, in tanto orgoglio crebbe,
ch’esser parea di tutto ’l mondo schiva.
Se ne va sola, e non si degnerebbe
compagno aver qual piú famoso viva:
si sdegna a rimembrar che giá suo amante
abbia Orlando nomato, o Sacripante.

19
     E sopra ogn’altro error via piú pentita
era del ben che giá a Rinaldo volse,
troppo parendole essersi avilita,
ch’a riguardar sí basso gli occhi volse.
Tant’arroganzia avendo Amor sentita,
piú lungamente comportar non volse:
dove giacea Medor, si pose al varco,
e l’aspettò, posto lo strale all’arco.