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264 canto


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     La proferta a Rinaldo accettar piacque,
e molto ringraziò l’oste cortese:
poi senza indugio lá, dove ne l’acque
da’ naviganti era aspettato, scese.
Quivi a grande agio riposato giacque,
mentre il corso del fiume il legno prese,
che da sei remi spinto, lieve e snello
pel fiume andò, come per l’aria augello.

53
     Cosí tosto come ebbe il capo chino,
il cavallier di Francia adormentosse;
imposto avendo giá, come vicino
giungea a Ferrara, che svegliato fosse.
Restò Melara nel lito mancino;
nel lito destro Sermide restosse:
Figarolo e Stellata il legno passa,
ove le corna il Po iracondo abbassa.

54
     De le due corna il nocchier prese il destro,
e lasciò andar verso Vinegia il manco:
passò il Bondeno: e giá il color cilestro
si vedea in oriente venir manco,
che votando di fior tutto il canestro,
l’Aurora vi facea vermiglio e bianco;
quando, lontan scoprendo di Tealdo
ambe le ròcche, il capo alzò Rinaldo.

55
     — O cittá bene aventurosa (disse),
di cui giá Malagigi, il mio cugino,
contemplando le stelle erranti e fisse,
e constringendo alcun spirto indovino,
nei secoli futuri mi predisse
(giá ch’io facea con lui questo camino)
ch’ancor la gloria tua salirá tanto,
ch’avrai di tutta Italia il pregio e ’l vanto. —