Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/295

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     Tener non poté il conte asciutto il viso,
quando abbracciò Rinaldo, e che narrolli
che gli era stato Brandimarte ucciso,
che tanta fede e tanto amor portolli.
Né men Rinaldo, quando sí diviso
vide il capo all’amico, ebbe occhi molli:
poi quindi ad abbracciar si fu condotto
Olivier che sedea col piede rotto.

153
     La consolazïon che seppe, tutta
diè lor, ben che per sé tor non la possa;
che giunto si vedea quivi alle frutta,
anzi poi che la mensa era rimossa.
Andaro i servi alla cittá distrutta,
e di Gradasso e d’Agramante l’ossa
ne le ruine ascoser di Biserta,
e quivi divulgâr la cosa certa.

154
     De la vittoria ch’avea avuto Orlando,
s’allegrò Astolfo e Sansonetto molto;
non sí però, come avrian fatto, quando
non fosse a Brandimarte il lume tolto.
Sentir lui morto il gaudio va scemando
sí, che non ponno asserenare il volto.
Or chi sará di lor, ch’annunzio voglia
a Fiordiligi dar di sí gran doglia?

155
     La notte che precesse a questo giorno.
Fiordiligi sognò che quella vesta
che, per mandarne Brandimarte adorno,
avea trapunta e di sua man contesta,
vedea per mezzo sparsa e d’ogn’intorno
di goccie rosse, a guisa di tempesta:
parea che di sua man cosí l’avesse
riccamata ella, e poi se ne dogliesse.