Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/347

Da Wikisource.

quarantesimoquinto 341


52
     Molto la notte e molto il giorno pensa,
d’altro non cura et altro non disia,
che da l’obligazion che gli avea immensa,
sciorsi con pari e maggior cortesia.
Gli par, se tutta sua vita dispensa
in lui servire, o breve o lunga sia,
e se s’espone a mille morti certe,
non gli può tanto far, che piú non merte.

53
     Venuta quivi intanto era la nuova
del bando ch’avea fatto il re di Francia,
che chi vuol Bradamante, abbia a far prova
con lei di forza, con spada e con lancia.
Questo udir a Leon sí poco giova,
che se gli vede impallidir la guancia;
perché, come uom che le sue forze ha note,
sa ch’a lei pare in arme esser non puote.

54
     Fra sé discorre, e vede che supplire
può con l’ingegno, ove il vigor sia manco,
facendo con sue insegne comparire
questo guerrier di cui non sa il nome anco;
che di possanza iudica e d’ardire
poter star contra a qualsivoglia Franco:
e crede ben, s’a lui ne dá l’impresa,
che ne fia vinta Bradamante e presa.

55
     Ma due cose ha da far: l’una, disporre
il cavallier, che questa impresa accetti;
l’altra, nel campo in vece sua lui porre
in modo che non sia chi ne sospetti.
A sé lo chiama, e ’l caso gli discorre,
e pregal poi con efficaci detti,
ch’egli sia quel ch’a questa pugna vegna
col nome altrui, sotto mentita insegna.