Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/98

Da Wikisource.
92 canto


52
     — Tu fai da discortese e da villano,
Ruggiero, a disturbar la pugna altrui;
ma ti farò pentir con questa mano
che vo’ che basti a vincervi ambedui. —
Cerca Ruggier con parlar molto umano
Marfisa mitigar; ma contra lui
la trova in modo disdegnosa e fiera,
ch’un perder tempo ogni parlar seco era.

53
     All’ultimo Ruggier la spada trasse,
poi che l’ira anco lui fe’ rubicondo.
Non credo che spettacolo mirasse
Atene o Roma o luogo altro del mondo,
che cosí a’ riguardanti dilettasse,
come dilettò questo e fu giocondo
alla gelosa Bradamante, quando
questo le pose ogni sospetto in bando.

54
     La sua spada avea tolta ella di terra,
e tratta s’era a riguardar da parte;
e le parea veder che ’l dio di guerra
fosse Ruggiero alla possanza e all’arte.
Una furia infernal quando si sferra
sembra Marfisa, se quel sembra Marte.
Vero è ch’un pezzo il giovene gagliardo
di non far il potere ebbe riguardo.

55
     Sapea ben la virtú de la sua spada;
che tante esperïenze n’ha giá fatto.
Ove giunge, convien che se ne vada
l’incanto, o nulla giovi, e stia di piatto;
sí che ritien che ’l colpo suo non cada
di taglio o punta, ma sempre di piatto.
Ebbe a questo Ruggier lunga avvertenza:
ma perdé pure un tratto la pazienza;