Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/14

Da Wikisource.

ai lettori della biblioteca nazionale. v

riferiscono nella vita dell’Autore, col grado d’importanza che alle varie specie di esse ci pareva da attribuirsi. Speriamo ancora che altri non giudichi soverchio il rigore con che si volle per noi separata dalle poesie legittime di messer Lodovico ciascuna di quelle sulle quali cader potesse qualche, benchè leggiera, dubitazione.

Dei costumi e dei casi del poeta nostro, che di ciò pur tanto ci diè a conoscere ne’ suoi versi, toccammo qua e là a maniera di commento dovunque ci parve utile o necessario: e benchè a noi rifuggisse l’animo dal sobbarcarci ad una tale fatica, reputiamo altresì che non farebbe perduta opera chi oggi si ponesse a ritessere con maggiori notizie e critica migliore la vita di lui, che in molte parti rimane tuttavía confusa e mal nota, e in ispecie in quanto risguarda alle sue attenenze coi due principi Alfonso ed Ippolito d’Este. Del primo de’ quali vogliamo qui dire, che non fu mal uomo, nè signor crudele nè stolto; non mecenate amplissimo delle scienze, nè gran benefattore (come alcuni supposero) di Lodovico; migliore economo del pubblico avere, che facile a riversarlo sopra una particolar classe di cittadini (foss’anco quella de’ dotti), trasformandola in parassita delle altre; gran zelatore, anche per salvezza de’ suoi stati, del così detto equilibrio d’Italia; appassionato di cosa che molto onora un dominante: cioè di adoperarsi con l’ingegno e con la mano affinchè gl’Italiani giungessero a pareggiare e a superare altresì gli stranieri nella formazione e nel maneggio delle artiglieríe. Del che, senza qui replicare le lodi già resegli da Luigi Napoleone Buonaparte, oggi imperatore de’ Francesi,1 e ricordate recentemente negli


  1. Napoléon III, Études sur le passé et l’avenir de l’artillerie; liv. I, chap. II.