Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/161

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atto secondo. — sc. v. 151

Di suo patron, che accusi gli altri, e dicane
Ciò che ne sa di male; e le buone opere
Altrui, più che può, asconda o minuiscale,
E dimostri che poco o nulla vagliano
Tutti gli altri, sian pigri e stiano in ozio,
Che non abbiano amore, nè si curino
O male o bene che le cose vadano
Del patrone, e che ruban pur che possano;
Ma ch’egli solo è fedele e amorevole,
Sol diligente, accurato e sollecito.
Pur, sia come si vuol, io mi delibero
Che nè in questo anco possa aver materia
Da dolersi di me. Ben voglio subito
Che sia fatto il bisogno, ritornarmene
All’albergo, chè quando alcun disordine
Sopravvenisse, con lui non mi colgano.




ATTO TERZO.




SCENA I.

VOLPINO, TRAPPOLA, EROFILO.


Volpino.Prima che tu ti parta da noi, mettiti
Molto ben quel ch’io t’ho detto, a memoria;
Chè tu sappi ove hai da condur la femmina,
E che non erri la casa. Vien, dicoti,
Per questa strada, finchè truovi un portico;
Passa quello, e la chiesa appresso, e volgiti
Al primo canto a man manca, indi numera
Fin al quinto uscio.
Trappola.                                  Che accade che replichi
Tanto? Oggimai t’avrebbe inteso un asino.
Se pur vi par ch’io me ’l scordi, aspettatemi
Qui, e daròvvela in mano; e voi menatela
Dove volete.
Volpino.                       Ci potrebbe Lucramo
Vedere insieme, o altri, e riferirglielo: