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atto quarto. — sc. vi, vii. 265

Lizio.                           Patrone, io mi dubito
Che troverà egli ancora un altro Erostrato.
Ferrarese.Eccovel là. Ma dove va? Aspettatemi,
Ch’io gli vô dir che voi siate qui.1 Erostrato,
Erostrato, o Erostrato, volgetevi.


SCENA VII.

EROSTRATO, DALIO, altri servi e detti.


Erostrato.(Io non mi posso, in somma, più nascondere.
Bisogna far un buon viso, un buon animo;
Altramente...)
Ferrarese.                        O Erostrato, Filogono
Vostro padre è venuto di Sicilia.
Erostrato.Cotesto non m’è nuovo: ben veduto lo
Ho, e son con lui stato un pezzo.
Ferrarese.                                                        È possibile?
Per quel che dice, non par che veduto vi
Abbia già ancora.
Erostrato.                              E voi, dove parlato gli
Avete, e quando?
Ferrarese.                              Eccovelo, vedetelo;
Par che nol conosciate. Ecco, Filogono,
Eccovi il caro figliuol vostro Erostrato.
Filogono.Erostrato cotesto? Non è Erostrato
Mio figliuol così fatto... Mi par essere
Dulippo; egli è Dulippo.
Lizio.                                      Chi ne dubita?
Erostrato.Chi è quest’uomo?
Filogono.                                Oh, tu sei sì onorevole
Di vesti! tu pari un dottor... Che pratica2
È questa?
Erostrato.                  A chi parla quest’uom?
Filogono.                                                            Dio ajutami!
Non mi conosci tu?
Erostrato.                                Non ho in memoria
D’avervi mai più veduto.
Filogono.                                          Odi, Lizio;



  1. Così la stampa del Giolito. In quella del Bortoli e in tutte le posteriori fu tolto voi.
  2. Come oggi direbbbesi: Che affare è questo? quando affare adoperasi a significare cosa qualsiasi.
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