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ATTO TERZO.




SCENA I.

ASTROLOGO, CINTIO, NIBBIO.


Astrologo.Cintio, siate pur certo che narratomi
Voi non avete cosa che benissimo
Io non sapessi prima: e se i rimedii
Ben mostravo di farvi ch’esser sogliono
Salutiferi e buoni a chi sia all’opera
Delle donne impotente, perciò a credere
Che vi fussin bisogno non m’avevano
Indotto vostre finzïoni; e avevovi
Compassïone; e perciò ai desiderii
Vostri mi avete sempre favorevole
Ritrovato, più tosto che contrario.
Cintio.S’io da voi per addietro, non sapendolo
Nè ve ne richiedendo, ebbi alcun utile,
Ve ne sono obbligato, ed in perpetuo
Ve ne sarò: ma poichè , non pregandovi,
M’avete fatto quel che dite, e credovi;
Quant’ora più, ch’io ve ne prego e supplico,
E riconoscer posso il benefizio,
Di bene in meglio dovete procedere?
Il che potete far molto più facile-
mente, che non potreste quel che Massimo
Vorría. Qui non accade altro che libera-
mente al mio vecchio ed agli altri rispondere,
Che l’impotenzia mia non è curabile.
Astrologo.Se al vecchio e agli altri io volessi rispondere
Che l’impotenzia non fosse curabile,
Credete voi che ’l vecchio avesse a credermi
Sì facilmente, e che mandasse subito
La sposa a casa? Cintio, non si credono
Così tosto le cose che dispiacciono:
E potrei dar sospetto, che ad istanzia
L’avessi detto di qualcun che invidia
Vi portasse, che avesse desiderio
Di ritirar a casa sua questo utile.