Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/123

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[11]
Si che s’ hauete cauallier deſire
     Di por per me ne l’a’ltra ripa i paiTí,
     Promettetemi prima che ſinire
     Queſt’ altro meſe proſſimo ſi laſſi.
     Ch’ai Re d’ Hibernia v’aderete a vnire
     Appreſſo alqual la bella armata faſſi,
     Per diſtrugger quell’Itala d 1 Hebuda
     Che di quate il mar clge, e la piú cruda,

[12]
Voi douete ſaper ch’oltre l’Irlanda
     Fra molte che vi ſon l’Itala giace
     Nomata Hebuda: che per legge manda
     Rubando intorno il tao popul rapace,
     E quante Donne può pigliar: viminei. i
     Tutte deſtina a vii’ animai vorace.
     Ch viene ogni di al lito: e Tempre Duoua
     Donna donzella onde ſi pafea truoua,

[13]
Che mercanti e corſar che vano attorno
     Ve ne fan copia, e piú delle piú belle,
     Ben potete contare vna per giorno
     Quante morte vi ſian done e donzelle:
     Ma ſé pietade in voi truoua ſoggiomo
     Se non ſete d’ Amor tutto ribelle:
     Siate contento eſſer tra queſti eletto
     Che van per far ſi fruttuofo effetto.

[14]
Orlando volta a pena vdire il tutto
     Che giuro d’ eſſer primo a qlla impreſa,
     Come quel ch’alcú atto iniquo e brutto
     Non può ſentire, e d’aſcoltar gli peſa,
     E ſu a penſare, indi a temere indutto
     Che qlla gente Angelica habbia preſa:
     Poi che cercata l’ha per tanta via
     Ne potutone anchor ritrouar ſpia

[15]
Queſta imagination ſi gli confuta
     E ſi gli tolta ogni primier diſegno:
     Che quato in fretta piú potea: cochiuſe
     Di Nauigare a quello iniquo regno,
     Ne prima l’altro Sol nel mar ſi chiuſe
     Ch preſſo a Sa Malo ritrouo vn legno:
     Nel qual ſi pota: e fatto alzar le vele
     Paſſo la notte il monte San Michele,

[16]
Brehaco e Landriglier laſcia a ma maca
     E va radendo il gran lito Britone,
     E poi ſi drizza in ver l’arena bianca
     Onde Ingleterra ſi nomo Albione,
     Ma il vento ch’era da Meriggie manca,
     E ſoſſia tra il ponente e l’Aquilone
     Con tanta ſorza che fa al baſſo porre
     Tutte le vele, e ſé per poppa torre.

[17]
Quanto il nauilio inanzi era venuto
     In quattro giorni, í vn ritorno in dietro,
     Nel’alto mar dal buon nochier tenuto:
     Ch nò dia I terra, e ſembri vn ſragil vetro
     Il vento poi che ſurioſo tato,
     Fu quattro giorni, il qnto cangio metro:
     Laſcio ſenza cotraſto il legno entrare
     Doue il fiume d’Anuerſa ha ſoce imare.

[18]
Toſto che ne la ſoce entro lo ſtanco
     Nochier col legno afflitto, e il lito preſe
     Fuor d’ una terra che ſui deſtro ſianco
     Di quel fiume ſedeua, vn vecchio ſcefe,
     Di molta etá, per quanto il crine bianco
     Ne daua indicio, il qual tutto corteſe
     Dopo i fatati al conte riuoltoſſe,
     Che capo giudico che di lor foſſe.