Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/127

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[43]
Prima ch’altro diſturbo vi ſi metta,
     Tolto ql che piú vale e meno peſa,
     Il mio cOpagno al mar mi cala in fretta
     Da la fineſtra a vn canape foſpefa,
     La doue attento il ſuo fratello aſpetta
     Sopra la barca e’ hauea in Fiadra preſa,
     Demmo le vele a i vèti: e i remi all’acq?
     E tutti ci faluian come a Dio piacque.

[44]
Non ſo ſé ’l Re di Friſa piú dolente
     Del figliol morto, o ſé piú d’ ira acceſo
     Foſſe contra di me: che ’l di ſeguente
     Giunſe la doue ſi trouo ſi oſſeſo,
     Superbo ritomaua egli e ſua gente
     De la vittoria: e di Bireno preſo:
     E credendo venire a nozze e a feſta
     Ogni coſa trouo ſcura e funeſta.

[45]
La pietá del ſigliuol, l’odio e’ haueua
     A me: ne di ne notte il laſcia mai:
     Ma perche il pianger morti non rileua
     E la vendetta sfoga l’odio assai,
     La parte del penſier ch’effer doueua
     De la pietade in ſoſpirare e in guai:
     Vuol che co l’odio a inueſtigar s’unifea
     Coe egli m’habbia í mano, e mi punifea

[46]
Quei tutti che ſapeua e gli era detto
     Che mi ſoſſino amici: o di quei miei
     Che m’haueano aiutata a far l’effetto:
     Vcciſe, o lor beni arſe: o li ſé rei,
     Volſe vecider Bireno in mio diſpetto:
     Che d’altro ſi doler non mi potrei:
     Gli parue poi ſé viuo lo teneſſe
     Ch p pigliarmi in ma la rete haueffe.

[47]
Ma gli propone vna crudele e dura
     Condition, gli fa termine vn’ anno,
     Al ſin del qual gli dará morte oſcura
     Se prima egli per ſorza o per inganno
     Con amici e parenti non procura:
     Con tutto ciò che pOno e ciò che fanno:
     Di darmigli in prigion: ſi che la via
     Di lui ſaluare e ſol la morte mia.

[48]
Ciò che ſi poſſa far per ſua ſalute:
     Fuor ch pder me ſteffa, il tutto ho fatto,
     Sei caſtella hebbi i fiádra, e l’ho vedute,
     1 I poco o ’l molto jizzo ch’io n’ho tratto
     l’arte tentando per perſone aſtute
     I guardiani corrompere, ho diſtratto,
     E parte per far muouere alli doni
     Di fili’ empio, hor gl’Ingleſi, hor gli Alamani

[49]
I mezi, o che non habbiano potuto,
     che non habbian fatto il douer loro,
     M’hanno dato parole e non aiuto:
     1 (prezzano hor ch n’han cauato l’oro,
     E preſſo al ſine il termine e venuto,
     Dopo ilqual, ne la ſorza ne ’l theſoro
     Potrá giunger piú a tèpo, ſi che morte
     E ſtratio (chini al mio caro conſorte.

[50]
Mio padre, e miei ſratelli, mi ſon ſtati
     Morti p lui, per lui toltomi il regno,
     Per lui quei pochi beni che reſtati
     M ’fiati del ; iuer mio ſoli foſtegno:
     Per trarlo di prigione ho diſipati:
     Ne mi reſta hora i che piú far diſegno,
     Se no d’ adarmi io ſteffa in mano a porre
     Di ſi crudel nimico, e lui diſciorre,