Vai al contenuto
Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/110
-
imparato?
- Cre.
- Et per queste cose mi vorai giurare falso i dei, à quai ti citaro?
- Str.
- Quali dei?
- Cre.
- Giove, Mercurio, Nettuno.
- Str.
- Per Giove, mi metterei anche sopra un quattrino à giurare.
- Cre.
- Postu adunque morire per esser cosi sfaciato anchora.
- Str.
- Questa parola se havesse un poco di sale, valerebe.
- Cre.
- Penso che mi sbeffi.
- Str.
- Sei vasi tenerei, et li farei capire.
- Cre.
- Non per Giove grande, & per gli dij mi sbatterai di sotto.
- Str.
- Maravigliosamente d’i dei mi sono alegrato. et Giove giurato si ride di che lo sà giurare.
- Cre.
- In verità verrà tempo che patirai la pena. ma ò se mi pagarai i debiti, ò nò, mandami la risposta.
- Str.
- Hor stà cheto, che subito ti risponderò chiaramente.
- Cre.
- Che ti pensitu di fare?
- Il test.
- Tu pensi d’essere pagato.
- Str.
- Ov’è costui, che mi domandi danari? dì. che cosa è questa?
- Cre.
- Che cosa è questa? uno cassone.
- Str.
- Poi domandi danari essendo si fatto? non ne darei un bagattino, à chi chiamasse cassone, la cassa.
-