Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/242

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Di.
Et chi vide mai bovi cotti, ò infornati sì superbamente?
Leg.
Et così per Giove ne puose inanti un magiore, che non è tre Cleonimi, et haveva egli nome Fenace.
Di.
L’ingannavi tu portando le dragme?
Leg.
Et adesso siamo venuti guidando Pseudartaban, l’occhio diritto de’l Rè.
D.
Te becchino i corvi ò legato.
Pre.
L’occhio de’l Rè.
D.
O Rè Hercole, per i dei ò huomo tu guardi l’arsenale, & volgiti à la sommitade, e vedi la casa de la nave: tu hai il coperchio da basso circa l’occhio.
Pre.: Hor su dirai ciascuna cosa, che t’ha commesso il Rè, che dici à gli Atheniesi, ò Pseudersoba, Iartaman, Exarxan, Apissonalatra, intendete quello ch’egli dice?
Di.
Per Apolline io nò.
Pre.
Egli dice che’l Rè vi manda de l’oro, dì tu piu apertamente l’oro, Oylepsi Chrisohaunoprocte Ioanau. oime infelice quanto apertamente?
Di.
Che dicelo anchora?
Pre.
Che à gli Iaoni il culo gli sbadacchia, imperoche aspettano oro da li Barbari.
D.
Non, ma egli dice misure dove gli è dentro l’oro.
Pre.
Che misure? tu sei superbo ò huomo affatticato.
D.
Và con dio. io le dimandarò à costui. hor dimi tu

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