Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/182

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un lampo di gelosia. Il Dal Poggio da un leggero moto del cuore — da uno di quei moti, il cui studio egli qualificava di futilità — si sentiva, senza saperlo, mutato a un tratto, come per l’effetto di magia. Quel lampo gli aveva risvegliata la confusa memoria degli anni giovanili, quando alla Borsa e agli affari ei non dava troppa importanza. Gli parve di esser tornato a vent’anni. Il suo sguardo, intento, desioso, fissato nelle sembianze della cara donna, brillava come quello d’un ubbriaco.

— Noemi, — diss’egli; e stesa la destra fe’ per prendere quella di sua moglie che spiccava bianchissima sul vestito oscuro.

A quell’invito Noemi aveva fatto un quasi impercettibile moto per ritirar la mano. Ma gliel’aveva stesa poi subito, non senza rivolgergli una nuova occhiata di meraviglia.

— Noemi, — diss’egli — sai tu che non ti ho mai veduta così bella?

A questa frase, la donna non fu così munita contro il moto istintivo del suo cuore da non tentare di ritirare la mano da quella di suo marito. La sventurata si sentì presa da un mortale sgomento.

— Questa sera tu sei d’una galanteria insolita; — diss’ella sforzandosi di ridere — Che cosa vuol dire?

— Vuol dire che ti amo; — rispose il marito con voce quasi strozzata da un’emozione nuova, strana, prepotente...

— Lo credo! — sclamò Noemi tentando di non