Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/306

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ghi allarmi risuonanti dovunque nell’immenso fabbricato.

Ma rinvenuti dallo sbalordimento, i soldati correvano alle armi, e cominciavano ad attorniar da ogni parte quei pochi rivoltosi...

La battaglia disuguale, e ormai disperata, durò ancora qualche poco; poi le imposte della porta del forte si chiusero;... il rumore andò cessando e dieci minuti dopo vi regnava un silenzio di morte.


Da quel punto non si seppe più nulla di quegli sventurati. Ciò che seguì nella scellerata corte è ancora un mistero di sangue; ma se la storia non fosse pronta ad attestarlo, nessuno crederebbe che venti o trenta giovani quasi inermi abbiano tentato quel colpo.


Così morirono quattro dei sette: Emilio, Niso, Gustavo e Teodoro. La compagnia brusca si sciolse, giacchè gli altri tre, quantunque non avessero preso parte al moto, dovettero mettersi in salvo esulando.

In tal modo quelli stessi che prima del pericolo avevano avversato a tutto potere l’insano progetto; quelli stessi che a mente fredda avevano rigettato energicamente ogni complicità in una rivolta a pugnali, senza probabilità di riuscita: ...al primo grido di libertà, al primo squillo d’allarme erano discesi nella strada, e s’erano gettati nella mischia colla disperazione del suicida.

Diverse cause avevano prodotto in ciascuno di