Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/309

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nelle acque di Cannobbio, un giovine viaggiatore, seduto sull’estremità di prua a cavalcioni del bompresso, se ne sta con un sigaro in bocca, filosoficamente contemplando il magnifico spettacolo che gli si spiega dinanzi.

Il S. Carlo infatti metteva fuori la prora dalla punta di Cannero, e la scena imponente del maggior bacino appariva allo sguardo estasiato del giovine viaggiatore in tutta la sua magnificenza. E davvero essa è tale da suscitar l’ammirazione perfino nell’anima del più prosaico agente di cambio, o del più abbietto usuraio. Gli adoratori del lago di Como mi fanno ridere: dinanzi alla maestà del Verbano il povero Lario può andare a riporsi.

Il giovine stette in quella contemplazione più di un’ora, senza curarsi dello sbarco e dell’imbarco de’ passaggieri, che è il solito svago di chi percorre i laghi sul battello a vapore e non sappia che farne della bella vista.

Il quale svago, del resto, ha anch’esso il suo merito. Chi non sa come sia gradita la bellezza viaggiatrice? Chi non sa quanto sia potente l’effetto d’un bel viso di donna sul cassero d’un battello a vapore? Chi non sa quanti piccoli romanzi d’amore si tessano e si sciolgano in un tragitto sul lago?


Nel frattempo, infatti, se il giovine entusiasta del paesaggio, che se ne stava là fantasticando sulla punta di prora, si fosse voltato indietro a dar un’occhiata ai viaggiatori che erano saliti sul battello