Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/318

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Quando Noemi seppe che Emilio era stato ucciso, come si crede, nel 6 febbrajo, sai bene, cadde ammalatissima e fu in fil di morte. Suo marito ebbe la forza e il coraggio di star ventisei giorni e ventisei notti ad assisterla al letto, dormendo su una scranna qualche ora, prestandole i più umili, i più vili servigi, senza volere che nessuno vi mettesse mano, senza lasciare che entrasse nella sua camera anima viva, tranne me, il medico e il nonno, che adesso è morto, e del quale essi portano il lutto. Quando la fu guarita egli non le disse una sola parola sul passato, se non per chiederle perdono... egli così orgoglioso un giorno! Poi le domandò il permesso di adottare come figlio il bambino della Gigia, ed ora vivono insieme a Cannero, dove il Dal Poggio ha una villa sul monte. Io ero là con loro già da tre mesi. Ieri sono venuto a Intra colla Gigia per far visitare l’Emilietto, e come hai veduto, oggi tornano indietro dopo essere venuti fino ad Arona ad accompagnarmi. Essi vivono felici come si può essere felici dopo aver sofferto tanto. Il nonno, contro ogni credenza, ha lasciato tutto il suo all’altro nipote Firmiani, marito di donna Cristina Firmiani, che è diventata milionaria, e che per la gioia e per la boria è come una botte che non tiene più nè vino nè acqua.

— Ed io giurerei che fu quella donna che fece tutto il male...

— Anch’io lo credo... e questo è un altro caso in cui si deve ammirare la giustizia umana. For-