Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/67

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— Se qualcuno parlasse d’una cena che tu mi hai dato l’altra sera in casa tua, reggi. Ti spiegherò poi.

Un lampo sinistro di gioia passò negli occhi della cugina, che fe’ un cenno a Noemi come a dire: “capisco perfettamente, lascia fare a me.„ E questa tranquillata dalla tacita promessa, le die’ un bacio di riconoscenza, poi, per non dar sospetto, s’intromise nel discorso degli altri.

Quando il servitore annunciò che era in tavola, Noemi venne ad offrire il braccio al vecchio nonno per passare nel salotto da pranzo.

Il nonno puntando le due mani sui bracciuoli della sua seggiola, si rizzò in piedi con poco sforzo, e a braccetto di Noemi si avviò pel primo, e dietro a loro due si mosse Cristina col marito di Noemi, poi il conte Girolamo cogli altri.


Il cuoco di casa Firmiani era famoso.

Lo spettacolo — per tanta gente — consolantissimo della tavola preparata troncò quasi per incanto ogni discussione politica, e attirò sulle fisonomie degli invitati un sorriso di soddisfazione.

Il padron di casa si sedette a capo della tavola, accanto alla sua Noemi; e, mentre si infilava un lembo del tovagliolo nell’aperto del panciotto, le chiese sottovoce:

— Che cos’hai che mi sembri pensierosa?

— Nulla, caro nonno... soltanto che non ho fame; — rispose quasi riscotendosi Noemi.