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MOVIMENTO POLITICO ESTERO 149

É primo di questi due eventi — il conflitto franco-venezuelano. Covava da qualche tempo, fiammella nascosta sotto le ceneri. Ma eccola divampare ad un tratto. E quello che ieri era un dissidio, è oggi conflitto vero ed autentico. A dire la verità, il governo del Venezuela — Estados Unidos de Venezuela — cioè la “piccola Venezia„ del paese americano, e fondata essa pure sulle palafitte — non è mai stato un modello di calma e di concordia verso le nazioni europee che pure anche laggiù hanno portate le loro feconde iniziative di commerci e di scambi. Ma quella giovane Repubblica federativa, che pure conta duemilioniseicentocinquantamila abitanti, e che dopo aver fatta parte della Colombia, è passata attraverso una serie di patti fondamentali, sino all'ultima sua costituzione del 1904 — non ha mai saputo andare di buon accordo con quanti il sinistro destino mise a contatto de' suoi sistemi amministrativi, e del suo mondo d'affari. E da un ventennio ad oggi, è davvero tutto un interessantissimo racconto... giudiziario in carta bollata — quello che si riferisce ai rapporti finanziarii o commerciali del Venezuela colle migliaia e migliaia di sranieri là residenti, con preponderanza enorme di spagnuoli, di inglesi, di olandesi, di italiani, di francesi e di nord-americani. E basta uno sguardo sommario a tale elenco, per convenire che uno Stato più litigioso del Venezuelano, sarebbe impossibile trovare su qualunque altro punto del globo lunare.

Ricordiamo ad esempio che anni sono, perfino il tollerante e pacifico governo italiano, dovette dare dei punti a Giobbe — pur di evitare una clamorosa rottura col Venezuela, il cui governo — malgrado una tempesta di sentenze esecutive, nel gobbo — si ostinava pervicacemente nel rifiutare il pagamento dei suoi debiti liquidati, ad alcuni laboriosi italiani, che per conto di quel governo, avevano assunte e compiute, importantissime opere pubbliche. Ed ecco che oggi il Venezuela è daccapo in ballo. E c'è, perchè, secondo il solito, ha cominciato colla Francia a farsi il sangue grosso — per non aver voluto rifondere parecchi suoi nazionali, d'alcuni danni, inflitti — illegittimamente — alla loro proprietà: e per non aver voluta definire la questione dei “cavi telegrafici„. Niente di più lungo e di più noioso a narrarsi. La conclusione fu che il governo francese perdete la pazienza, ed impose al suo incaricato d'affari signor Taigny, di far sapere al singor generale Castro, presidente della Repubblica Venezuelana, che è ora di farla finita. Il Taigny, ha parlato chiaro ed alto. Ed il suono della sua voce ha evidentemente urtata la “tromba d'Eustachio„ del Presidente, che masso in malo modo alla porta il Taigny! Indi “un pieno„. La Francia protesta. Essa richiama il suo incaricato d'affari. Il gabinetto di Castro, per rappresaglia, vuole che Taigny, s'imbarchi all'istante, ma non debba e non possa discendere, in nessun porto del Venezuela. I cittadini di Caracas, sostengono — con uno chauvinisme abbastanza eccentrico — le misure draconiane prese contro il signor di Taigny. E la Francia, a sua volta, rompe tutti i suoi rapporti col Venezuela, e intraprente, per ora, una dimostrazione navale, contro qualcuno dei suoi porti. E dal quai d'Orsau, a Caracas, l'ultimatum specificato dal cavo sottomarino — è pervenuto esplicito e senza fraseologia contorte:

— La Repubblica francese invita il generale presidente del Venezuela signor De Castro, di fare accettare al signor di Taigny, e sue più sincere scuse per gli insulti immeritati fattigli. E se entro cinque giorni dalla ricevuta del presente invito, il governo del Venezuela ed il suo Presidente non avranno esaurito tale incombente — la Francia saprà provvedere da sè alla propria dignità....

A sua vota un telegramma da Caracas al Times, dice: “In seguito alla rottura diplomatica colla Francia, ed alla espulsione del signor Taigny, e degli impresari francesi dei cavi telegrafici — il generale presidente ha emanato l 'ordine che le corazzate venezuelane facciano fuoco su tutte le navi francesi che si presenteranno al porto della Guayra. Ma da Washington un disapccio annuncia che il governo degli Stati Uniti considererò come un casus belli qualunque atto violento del Venezuelo contro le navi francesi, prima che il Russel, incaricato d'affari nord-americano a Caracas, non avrà informata minutamente la “Casa Bianca„ di tutta la genesi della spinosa questione. In caso di rifiuto del presidente Castro d'accettare tale consiglio, gli Stati Uniti si riservano piena libertà d'azione, concorde a quella della Repubblica Francese....„.

Dopo il quale telegramma,ogni altro commento è superfluo. Il Venezuela piegherà all'istante le camicie. Tale è almeno il pensiero del grande giornale londinese.

Quest'altro — è il secondo avvenimento di mezza figura. Cioè la presa d'atto che Luisa del Belgio — già moglie di Filippo principe di Coburgo: poi.... peripatetica — contro gli articoli del COdice Civile — Titolo: “Doveri dei coniugi„ — attraverso l'Europa; poi inseguita — “lei e lui„ — il conte croato Matassie — suo compagno di viaggio au pays du Tendre — ed arrestata, e diagnostizzata pazza, e chiusa in frenocomi parecchi; poi fatta fuggire dal manicomio; poi fremebonda di vendetta; poi annunciatrice di scandali enormi; poi poco alla volta, giorno per giorno, grado a grado, mansuefattasi, raffreddatasi, rassegnatasi al minore dei mai: cioè ad una magnifica transazione, presentatale colla decoratività d'un tribunale che pronuncia il suo divorzio dal principe Filippo, senza dichiarare per colpa di chi il divorzio è stato pronunciato: — provvido silenzio che lasci tutto a posto — ha accettato il componimento definitivo. Magnifica transazione poi, perchè contornata da qualche centinaio di migliaio di annue “corone„ — mercè le quali, Luisa, libera come l'aria, e indipendenre, come una midinette.... quadragenaria — andrà dovunque le paia e le piaccia: e farà tutto quanto crederà bene- Intanto essa annuncia, che ormai non c'è più ragione di sorta per la pubblicazione del suo famoso memoriale, il cui preavviso essa aveva lanciato prima dell'accomodamento, or ora intervenuto. Essa annuncia pure che va a svernare sulla Costa d'Azzurro. Ed è certo che donna Luisa è capace, in un momento di buonumore, d'andare a caccia della sua mascotte, lassù nel salone dorato di Montecarlo. Essa aggiunge che subito dopo, si recherà a Napoli, e là nel golfo incantato, fra Sorrento e Meda, fra Posillipo e Portici, fra la Punta della Campanella e Capo Miseno — cercherà rifarsi, nele delizie di quell'onda, di quel colle, e di quell'etere, degli atroci dolori, che la funestarono in quest'ultimo triennio.

Ahimè! Sino a questo punto io ignoro se con Luisa, Altezza Serenissima — ammirante i misteri riflessi della grotta turchina — sarà a condividere il suo regale stupore — anche lo elegante ufficiale d'altri tempo del 3.o Ulani “Kaiser-König„.

La quale ignoranza mia, io benedico. Essa infatti mi garantisce dal commettere chi sa mai quali e quanti peccati di mormorazione....!

Peccati veniali, intendiamoci bene. Roba da purgatorio. Non da inferno. Perocchè l'inferno non è fatto per i poveri giornalisti. I quali l'hanno avuto, in anticipazione, nell'esercizio della loro professione.... in questo brutto mondaccio....

  F. Giarelli.