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194 ARS ET LABOR

neppure nella storia del melodramma nel secolo XIX: la pietra sepolcrale dell'oblio!...

Pure, il Dèlfico non scriveva soltanto note, da giovane faceva versi e dipingeva.

Ebbene, il poeta ed il pittore erano ancora tanto da meno del musicista, in lui, che manco male una quarta faccia del prisma oscurasse le altre tre, nella versatilità del suo ingegno, altrimenti nulla, proprio nulla, oggi, lo salverebbe dall'oblio, lo farebbe degno di essere ricordato tra i migliori artisti d'Italia.

Accade sempre cos', a questa quarta virtù, negli anni giovanili, egli teneva meno che alle altre; e per essa era, inconsapevolmente, grande, maggiore di tutti gli emuli contemporanei; chè non per me soltanto, Melchiorre Délfico è rimasto, finora, l'artista insuperato della caricatura italiana.

nato nel 1825 in Teramo, da storica famiglia, chè suo avo, dello stesso nome, fu il famoso rivoluzionario del 1799, egli, da giovane, venne a Napoli, e studiò lettere col popolare professore e poeta latinista, monsignor Antonio Mirabelli. Sua prima e grande passione fu la musica, alla quale la facile, se non originale vena melodica, lo trascinava.

Ma presto, accanto al musicista, surse l'artista della caricatura: dalla matita diabolica nella composizione; dall'occhio scopritore delle gibbosità fisiche compenetrate in quella morali; delle gibbosità morali emergenti in quella fisiche, in ogni persona che notava; dal prodigioso tocco, rapido, simpatico, svelto; dalla trovata indovinatissima, che si svolgeva nel paradosso delle linee, sotto delle quali, la verità veniva fuori limpida da sbalordire ed appassionare insieme.

Grande, nei primi anni, grande e dimenticato nelle sue prime caricature; quelle del 1860-61, che noi riprodurremo in gran parte.

Ho sempre pensato che Napoli fosse il paese della caricatura. Colà, quando il popolo si scuote dalla secolare spensieratezza (ahimè, oggi più che ieri, a lui tanto funesta!), invece di ribellarsi ad uomini e fatti; invece di fustigar con la satira, come Roma, Milano, Firenze, ride, e l'espressione del riso è tracciata con le poche linee della caricatura.