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LE MINIERE CINABRIFERE DEL SIELE


Allorché i miei buoni amici — e, d'essi, sopra tutti le amiche — seppero la mia intenzione di andarmene da un po' a gironzolare dalle parti del Monte Amiata, la meraviglia fu grande.

— O che ci andate a fare? — mi dissero gli uomini.

— C'è qualche bella stazione climatica? — mi domandarono esitanti le donne. Evidentemente non l'avevano mai udita a nominare.

Ma quando donne ed uomini seppero che io andava al Monte Amiata, unicamente per visitare delle miniere, la stupefazione giunse al colmo.

— Delle miniere? — esclamarono tutti. — O che gusto c'è?

L'idea che una donna sola ed una giornalista in “licenza„ scegliesse quel luogo romito e quello scopo faticoso per iniziare le sue vacanze, parve davvero stravagante. Per solito, le donne amano passar l'estate a cicisbeare con più o meno fortuna sulle rotonde o sotto le verande degli stabilimenti di mare e di monte; e le lavoratrici indefesse degli undici mesi dell'anno amano passare il dodicesimo in un tanto più dolce quanto più guadagnato far niente.

Ma, per il meglio della varietà, nei gusti e nelle faccende umane, non tutti pensano e fanno allo stesso modo. V'è chi, a dispetto della modo ed a dispetto della logica, ama l'autonomia anche nel divertimento ed una ragione di studio anche nella libertà. Io, per esempio.

veduta generale della miniera del siele. Per questo, in una già calda mattina d'agosto io scendevo dal treno cosidetto maremmano, alla stazione di Monte Amiata. Ma se la stazione era lì, accanto alle rotaie, il monte era lontano e lontani erano i paesi che ne circondano i fianchi ubertosi. Ventidue chilometri di salita continua, a traverso Seggiano, Casteldelpiano, Arcidosso, le Bagnore sino a Santafiora — ed a traverso campi d'ulivi, macchie di lecci e di roveri, boschi di castagni tutti vivi e cantanti di acque sorgive. Via lunga, lenta, faticosa, che iniziata alle 8 finiva al tocco dinanzi al castello dei signori di Santafiora, sulla soglia dell'alberghetto che doveva ospitare e rifocillare il mio frastornato individuo.

Ma io non mi ero spinta fin là, né avevo compiuto sì lungo e disagiato viaggio senza sapere che cosa, alla meta, mi attendesse, Né, men che mai, mi sognavo di intravedere casa altrui senza il congruo permesso.

Dinanzi alla mia persona, araldo e della visita e del ricevimento, era stato un parco ma chiaro scambio epistolare. Sicché io sapevo che, diretta alla Miniere del Siele, come giornalista e come “curiosa di vita„ coe tale sarei stata di buon grado accolta.

La “Società Anonima Stabilimento Minerario del Siele„ è succeduta in quest'anno alla Ditta Angelo Rosselli, esercente e proprietaria di tali miniere fino al 1861. Alla iniziativa, competenza, abnegazione dell'attuale presidente nella nuova Società, comm. Raffaello Rosselli, si deve e la vita e lo sviluppo di queste miniere cinabrifere conosciute fra le più importanti di Europa. La direzione tecnica è affidata a tre ingegneri: Vincenzo Spirek, Emanuele ed Angiolo Rosselli. Con il permesso, dunque, del comm. Raffaello, con l'assistenza dell'ingegnere Spirek e dell'ingegnere Angiolo e per l'amabile ospitalità di quest'ultimo e della sua graziosa signora, io potei compiere il mio prestabilito pellegrinaggio.

La mattina seguente il mio arrivo a Santafiora, una comoda carrozza, speditami dai signori Ros-