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Canto quinto 109


Bionda al tempo dei tempi e ricciutina
     Era costei, ma ora affatto è calva;
     La guancia avea qual rosa alessandrina,
     Ma come foglia or l’ha d’arida malva;
     Bocca avea sorridente e piccolina,
     Ma neppur questa il tempo invido ha salva,
     Che slabbrata ora l’ha, putida e sconcia
     Qual di mula che pisci ardente cioncia.

Netta sarebbe, se non fosse lercia,
     Andrebbe dritta, se non fosse zoppa,
     Aspra ha la pelle come faggio o quercia,
     E una gobba ha da un lato in su la groppa;
     Gli occhi li ha belli inver, ma d’uno è guercia,
     Nell’altro ci ha una maglia, anzi una toppa;
     I nervi ha tesi come corde d’arpe,
     Patatiferi i piedi e senza scarpe.

Barabal che, per l’ora e più per l’occhio
     C’ha nel centro del corpo unico e raro,
     E perchè il vin gli ha già travolto il cocchio,
     Non sa discerner più brusco da chiaro,
     Come vede costei cade in ginocchio,
     E con voce di languido somaro:
     Vieni, raglia, son tuo; vieni, o divina
     Del mio pensier, dei giorni miei regina!

8. — Rapisardi, Atlantide.