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112 Atlandide


Il padron, che l'avea sin da piccino
     Con amore ingrassato a crusca e a ghiande,
     Ed or che il carnevale era vicino
     Lo facea segno d’un amor più grande,
     Sapendo ch’esso non è ballerino,
     Nè amico d’alcooliche bevande,
     E vedendol di pria tanto diverso,
     Pensò: di certo il raziocinio ha perso.

Qui bisogna avvertir, che tal padrone
     Era un bel tipo da psichiatria,
     Che cangiava ogni dì professione,
     Facendo ora lo sbirro, ora la spia,
     Ora lo spiritista, ora il cozzone,
     Ora il maestro di pedagogia
     Retrospettiva, insomma era un tal tomo
     Che facea tutto fuor che l'onest'uomo.

Costui dunque vedendo all’improvviso
     L’amato alunno che ad ognun s’avventa,
     D’una paterna carità conquiso
     Gli corre incontro ed ammansar lo tenta;
     Ma quei con irto grugno e bieco viso
     Gli si scaglia alle gambe e gliel'addenta:
     Cade il meschin sul pubblico selciato,
     Ahi tanto amava il non amante amato!