Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/171

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Canto ottavo 171


Ma tu con magisteri alti ed acuti
     Così l’apposti e la persegui in caccia,
     Che perfin tra lo sterco e negli sputi
     Ne sorprendi ogni specie ed ogni traccia;
     E sì col vetro indagator la scruti,
     Che sai dir come viva e ciò che faccia,
     E le sembianze, il numero, i natali
     E i connubj ne sveli e i funerali.

Nè di ciò paga, con pensier fecondo
     Scegli e nutrisci i piccioletti mostri
     Di brodo acconcio, e in chiari vetri al mondo
     Meraviglia gradita, indi li mostri.
     Ghigna la Morte, è ver; preme l’immondo
     Stuol dei morbi tuttora i petti nostri,
     Ma vincerai: già le gazzette han piene
     Delle tue panacee natiche e schiene.

Nè su’ minimi solo e su l’oscura
     Materia affermi il tuo solenne impero,
     Ma penetrando il cor della Natura
     Dalle latebre sue scovi il pensiero;
     Segni il tempo che a volo esso misura
     Attorno al cerebral doppio emisfero,
     Segui ogni via ch’ei corre al corpo intorno
     Con biglietto d’andata e di ritorno.