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190 Atlandide


Per le vie, per le piazze e le baracche
     Empion di te la bocca i ciarlatani,
     A cui le ciurme ipnotiche e bislacche
     Con crescente favor batton le mani;
     Inventapanacee, speculacacche,
     Scavitolabacilli e sbuzzacani,
     Scimmie, ch’aria d’apostoli si danno,
     Tutti del nome tuo frasca si fanno.

Ma mentre io parlo a’ mani tuoi, che certo
     Devon di tali obbrobrj esser frementi,
     I Pellegrini miei lascian l’aperto,
     E vanno ad ammirar nuovi portenti;
     Entrano in un androne umido, incerto,
     Che di latrati echeggia e di lamenti,
     E con la nausea che lor monta a gola
     Di Linceo vanno a visitar la scuola.

Scuola e cattedra inver questa è chiamata,
     Ma un tinello è piuttosto, anzi una stalla,
     Da la soffitta bassa e affumicata,
     Dal suol che qui s’ammonta e là si avvalla;
     V’è da un lato una tavola, grommata
     D’una materia piaccicosa e gialla;
     Una lignea tinozza evvi nel centro
     Di sterco piena, e il professor v’è dentro.