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Pagina:Autobiografia di Monaldo Leopardi.pdf/193

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APPENDICE

all’autobiografia

DEL CONTE MONALDO LEOPARDI


§1.

monaldo e la sua biblioteca.

Mi diceva non ha guari un amico: «Ho visitata la casuccia di Dante a Firenze, la camera ove spirò Torquato Tasso in Roma, ho visitato altri luoghi celebri e venerandi, e tieni per fermo che tanta commozione di animo, tanta foga di affetti, quanta ne provai nella biblioteca di Leopardi in Recanati, non l’ho sentita mai in nessun luogo. Il cuore, la fantasia, la memoria, i sentimenti tutti quivi si eccitarono in modo da non potersi dire: io non era più io.» Ed è proprio così. Bisognerebbe avere acqua diacciata, non sangue, perchè fosse altrimenti. Neppure coloro, e non saranno po chi, i quali colà si conducono non ad altro che per poter poi dire con una cert’aria di piccola vanità: «Io fui, io vidi,» possono, cred’io, rimanere stupidi, indifferenti in quel luogo. Troppe memorie sono incise su quelle pareti, impresse in que’ libri. Come si fa a non rimembrare che quivi spuntò quell’ingegno maraviglioso di Giacomo, quivi si svolse, quivi si nudrì? Come si fa a non rimembrare le spe-