Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/150

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pagno Giovanni Ravasano, una perla d’uomo, un vero amico sincero ed onesto, che venne, per sua cagione, trascinato passo a passo all’ultimo gradino della disperazione.... al suicidio.

Il fatto avvenne in questa maniera.

Ravasano ebbe un giorno, per un motivo qualunque, a ricevere uno sfregio da Pompeo Zucchi; dal che ne nacque un diverbio che non ebbe allora conseguenze di sorta; anzi poco dopo parevano ambidue rappattumati.

Qualche giorno appresso, sotto pretesto che erano venuti a mancare alcuni effetti di cucina, il sig. Zucchi ordinò una perquisizione ai bagagli del Ravasano, dichiarandogli in faccia di aver fondato sopra di lui i suoi sospetti.

Della qual cosa, il pover’uomo tanto si dolse ed accurò, che non volle più rimanere in compagnia dei colleghi; ma ritirossi nelle vicinanze a vivere segregato da tutti.

Stanco però di condurre una vita cotanto miserabile, ottenne da due missionari francesi il favore di poter essere scortato da alcuni negri, ch’erano diretti a Massaua, per poscia imbarcarsi colà e ritornare in Egitto.

Sfortuna volle che durante il viaggio la sua ragione vacillasse, per cui formava le più strane congetture sopra coloro che lo scortavano, temendo che questi lo avessero a tradire. Gli pareva persino che la strada, per cui lo conducevano, non fosse punto quella che dovevasi percorrere per giungere alla meta, ma bensì la strada che lo avrebbe condotto, come prigioniero o come schiavo, presso Teodoro, il famigerato negus d’Abissinia.

Giunto che fu a Maldi,1 aumentandosi in lui

  1. Paesello nomade a metà via da Keren a Massaua.