Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/155

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di tenerezza e di dolore. Rivolta poscia la parola al padre Stella, raccomandò a lui particolarmente la moglie e la figlia, e dopo avergli date alcune istruzioni relative agli affari della colonia, lo pregò a volere, nel caso ormai probabilissimo della sua morte, aver cura della propria salma, facendola seppellire nella chiesa stata edificata dal missionario entro la cinta. Diede fine poco dopo al suo discorso, mormorando sotto voce a Stella: «Voi mi avete però sulla vostra coscienza!» e queste furono le ultime parole che noi udimmo dalle sue labbra, e che fecero sopra Stella una dolorosissima impressione.

All’alba del 14, Zucchi era già morto.

Io fui tra quelli che lo vegliarono. Poche ore dopo il suo cadavere mandava un puzzo orribile, per cui fummo costretti, prima ad abbavagliarlo, poscia a sollecitare il lavoro della cassa per poterlo provvisoriamente seppellire a Keren, prima che il sole fosse riapparso sull’orizzonte a spandere i suoi raggi di fuoco.

Mandai un indigeno alla tenda delle signore per chieder loro se avessero desiderato di vederlo prima che fosse seppellito; ma esse provvidamente, e quasi istintivamente, ricusarono di farlo.

Allorchè dagl’indigeni venne scavata una fossa due metri profonda, io e tre abissini lo portammo sulle nostre spalle; e seguiti dai compagni e da parecchi indigeni, tra cui lo stesso capo Gheremetim, giungemmo al luogo destinato, ed ivi lo seppellimmo.

Una rozza croce di legno fu piantata, in mezzo alla commozione di tutti, sovra quell’umile sepoltura.