Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/27

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autorità, lo ammoni severamente e lo eccitò ad aver maggiore prudenza e circospezione.

Lo pregò eziandio a trattenersi ora e per l’avvenire dal promuovere simili, scandali in faccia agl’indigeni, sia per la dignità propria, sia per non compromettere le sorti della impresa.

Io mi tacqui allora, e la faccenda dei maltrattamenti del boriko femmina venne così accomodata. Si fece fuoco e si apprestò una discreta minestra, dopo la quale ci servimmo di un buon the, dandoci da ultimo al riposo.

Alcune ore appresso, da un alto poggio, comparvero alcuni indigeni armati, che, giunti appresso a noi, si diedero a parlare coi servi della nostra carovana; ed io feci osservazione che mentre parlavano ci davano avide occhiate e misteriose. Alcuni di costoro si avvicinarono a noi sbirciando qua e là e fermando lo sguardo sopra i nostri effetti. Io, ponendomi in guardia, intimai loro di non avanzarsi, anzi di prendere il largo. Il sig. Stella osservò ch’era quella una delle molte bande che scorrono i deserti in cerca di bottino, per cui, appena si furono ritirati, piantammo una specie di difesa, vegliando a lungo, finchè si allontanarono insieme ai loro compagni senza averci più molestato.

A mezza notte un forte ruggito ci fece avvertiti dalla comparsa d’un leone il quale, pian piano, s’era avvicinato a non più di trenta metri da noi, cosicchè potevamo distinguere il color fulvo del suo pelo, per mezzo di vari fuochi, accesi allo scopo di deludere ogni suo sforzo per assalirci. Infatti dopo un ora, all’incirca, la fiera, non sapendo venirne a capo, si ritrasse e non la vedemmo più comparire per tutta la notte.

All’alba ripigliammo la nostra via, e dacchè scor-