Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/89

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gregge; ma s’accorsero dello scambio e pagarono il fio dell’attentato, a carissimo prezzo.

Appartenevano alla tribù dei Démbelas, e davano la caccia ai Barià. Restammo tuttavia in guardia quasi tutta la notte, e appena si fece giorno, partimmo, avendo però la precauzione di disporre un’avanguardia ed una retroguardia, nonchè di assicurarci ai fianchi da una buona scorta di guardie.

Per tutto quel di nulla accadde di rimarchevole; se si eccettui la perdita di una piccola quantità di dura per essersi, cammin facendo, spezzata una delle grandi sporte che ne contenevano.

I luoghi per cui passavamo erano deliziosi. Ci sorprese la presenza di una grande quantità di uccelli, di varia qualità e di vaghissimi colori, che spiegavano un canto soavissimo, incantevole, e di cui ammirammo i nidi, pari a palloni sospesi ai rami dei cespugli. Sulle prime li scambiai per frutta, ma avvicinandomi e riconoscendoli, non potei a meno di rimanerne sorpreso della perfezione del lavoro.

Siccome poi erano tutti vuoti, ebbi campo di dedicarvi un po’ di tempo nello studiarvi il modo veramente artistico della loro formazione, ma non ne venni a capo. Raggiunsi poscia i compagni, e con essi continuai il cammino che doveva in breve condurci alla meta desiderata, vale a dire a quei luoghi in cui avevamo stabilito di fondare la nostra colonia.

Scorgevamo in distanza una lunga catena di monti, il cui aspetto complessivo assomigliava alla curva d’una nave capovolta. La puppa veniva rappresentata da una montagna più elevata, chiamata Zadamba, il baluardo della provincia amarica.

Tutto il giorno viaggiammo, e quando fa notte ci