Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/9

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cui essa ci fu freddissima narratrice, cominciarono a dileguarsi in seguito al servizio di vigilanza organizzato fra loro, durante la notte, ai molti fuochi tenuti vivi, ai frequenti colpi di schioppo tirati al menomo indizio di un pericolo qualunque, e cessarono poi quasi interamente dopo l’ostinato lavoro da essi fatto di atterramento d’alberi e di piante spinose, per farne palizzate e siepi da recingere le abitazioni ed i campi.

«Le cose dell’incipiente colonia erano avviate a buon fine, quando l’apparizione di alcuni stranieri, condottisi probabilmente colà coll’intenzione di surrogarsi ai pochi Italiani proprietari del luogo, suggerì allo Stella d’inviare la signora Zucchi in Italia. Quando ci avvenimmo in essa a Firenze, il giorno appresso il suo arrivo, pareva decisa a correre tutte le sale dei Ministeri ed a giungere fino al gabinetto privato di S. M. il Re. Ma quale esito avessero queste sue pratiche non ci fu dato conoscere, anzi rimanemmo, da quel colloquio in poi, tanto all’oscuro di tutto, che se una lettera da Suez del signor console Lambertenghi al presidente della Società Geografica non ci fosse venuta in mano, nulla più avremmo saputo di questi nostri concittadini.

«La lettera porta la data del 18 aprile p. p. ed è del tenore seguente:

«Da tre anni a questa parte un nucleo d’Italiani, alla cui testa trovasi il padre Stella, notissimo viaggiatore delle regioni abissiniche, un certo signor Pompeo Zucchi, e un tal signor Ferdinando Bonichi, formarono il disegno di fondare una colonia nel paese dei Bogos.

«All’oggetto indicato, il padre Stella ottenne dall’estinto re Teodoro d’Abissinia la concessione del territorio di Sciotel che fa parte del paese dei Bogos.

«Questo paese confina al N. col deserto di Nubia,