Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/309

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NOVELLA XXXVII pose in mano, e tutto da la bocca d’esso conte, con timido e palpitante core la risposta attendendo, pendente se ne stava. Il conte, intesa l’ incivile e disonesta domanda del suo signore, tutto in viso arrossito, la carta gettò sovra il letto. Poi d’affanno, · di meraviglia, di stupore ed anco . d’onesto sdegno pieno, non sapendo a parlare snodar la lingua, a la fine in sé fermatosi, a l’aspettante ed appa.ssionato re in cotal guisa rispose: - Male, o si re, nel termine in. cui ora mi · truovo, so io che diFe, veggendomi a dui strettissimi e perigliosi passi ridutto, ché pensando a far qualunque de l’una de le due cose che per l’animo mi vanno, non mi può e ssere se non di grandissimo periglio cagione. Legato a voi mi sono pe:r vinculo de la mia fede, non esser cosa al mondo, quantunque dura e difficil sia, che io per vostro servigio e per salvezza vostra non faccia; il che mi sono risoluto e intendo di fare, perciò che prima vorrei · morir·e che de la mia parola mancar gia mai. Io a mia figliuola quanto richiesto m’avete tanto discoprirò, con quelle maniere che da voi ho inteso. Ben vi ricordo che pregar ne la posso, ma non sforzarla: basta che per bocca mia ella lntendera tutto l’animo vostro. Ma entrando in un altro ragionamento, vi dico che non poco di voi mi meraviglio e mi doglio. Siami lecito, signor mio, liberamente piu tosto con voi sfogar l’aspro mio cordoglio che con altri aver cagione di querelarmi. Dogliomi senza fine che voi nel sangue mio, che in ogni impresa a vostro servigio, onore e beneficio mai non fu di sé scarso, abbiate pensato tal villania commettere, ove da voi meritevol ed on esto guiderdone si deveva attendere. Ditemi : è questo quel premio che io e i miei figliuoli de la nostra servitU aspettar debbiamo? Almeno se del vostro dar non ci volete, se farci piu grandi non vi piace, non ricercate di pigliarne l’onore ed in sempiterno vituperarci. E che devevamo noi peggio da un cap italissimo nostro nemico aspettare? Voi, si re, voi a mia figliuola l’onore, a me ogni contentezza ed ai miei figliuoli l’ardire di lasciaTsi in publico vedere in un tratto rubate, e a tutta casa mia ogni sua gloria levar volete? voi tanto disonesta macchia ne la limpidezza .e chiarezza del mio sangue di porre v’a~pa­ recchiate? voi cosi grand’errore di commettere vi deliberate, e