Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/160

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NOVELLA XLV 157 umanamente cosi gli disse: — Giovine lombardo, se questi fiori che ora noi abbiamo in mano vi fossero donati a fine che voi liberamente ne facessi ciò che più vi aggradisse, o vi fosse detto che voi ne faceste cortese dono a quella di noi altre donne che qui o altrove siano che più vi piace, diteci, di grazia, a cui voi gli donareste o vero ciò che ne fareste; e diteci, vi preghiamo, liberamente e senza rispetto veruno l’animo vostro, perciò che ne farete cosa che molto ci piacerà. E a questo vi astringiamo per quanto amor portate a quella donna che più amate, ché pure pensiamo che, essendo giovine, non si debbia credere che siate senza amore. — Quando messer Filippo senti la soavissima voce de la reina cosi dolcemente ferirli l’orecchie, ed udì astringersi per amor di colei che egli amava da chi unicamente e infinitamente non solo amava ma riveriva e adorava, andò quasi fuor di se stesso, tanta fu la dolcezza e tanto il piacer che si senti nel core, e di mille colori si tinse nel viso, e da soverchia e non più gustata gioia ingombrato, fu quasi per ¡svenire e non poter rispondere. Pure raccolte le forze e a la meglio che puoté preso ardire, a la reina rispose con bassa e tremante voce cosi : — Poi che, madama serenissima, la vostra mercé vi degnate di comandarmi, oltre che infinitamente vi ringrazio e sempre vi resterò con eterna obligazione, son presto a dire sincerissimamente l'animo mio, perciò che debbo aver di sommissima grazia di poterlo palesare; onde essendo cosi vostro piacere, pur lo dirò. Dico adunque con ogni debita riverenza che non solamente qui e al presente, ma in ogni tempo e luogo ove io mi ritrovassi, altro di essi fiori non disporrei se non tali quali fossero, e quanto fossero più belli e cari tanto più volentieri, che quelli senza fallo sempre a voi sarebbero umilmente da me presentati, non perché voi siate reina e d’altissimo legnaggio, che tuttavia è grandissima cosa, ma perché séte donna rarissima anzi unica e d’infinite doti ornata, ed altresi perciò che per vertii e per meriti il valete, e molto più che esser onorata di cosi picciolo dono, come quella che più che altra donna ch’oggi viva — siami lecito con verità questo dire — è l’onore e l’unica gloria del sesso feminile di quest