Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/457

Da Wikisource.

454 PARTE SECONDA quello che fatto aveva, scusandosi il non averla conosciuta esserne stata la cagione, ed in questo stettero buona pezza su le cerimonie. A la fine la duchessa diede a terra e volle intender a che fine la peregrina aveva dette le parole di che fatto s’è menzione, alora che in carretta la vide. La signora Isabella, non pensando più oltre, le disse: — Signora duchessa, il signor don Giovanni Mendozza, mio fratello, è uno dei più bei giovini che oggidì si sappia, per quello che ciascuno che il vede ne dice, ché 10 a me stessa non crederei tale esser la sua bellezza quale yi dico, se la publica e conforme fama di chiunque lo conosce non l’affermasse. Del valor suo e de ]'altre doti che appartengono ad un segnalato cavaliero, a me non istà bene a dirle, per essergli sorella; ma se voi ne parlaste con i suoi medesimi nemici, udireste a tutti dire che egli è un valoroso e compito cavaliero. — Era già la duchessa alquanto accesa de l’amor del cavaliero per le parole che prima, quando era in carretta, aveva udite, come quella che fuor di modo era desiderosa di vederlo. Sentendo poi di questa maniera si fermamente a la sorella di lui lodarlo, ella largamente il petto a le fiamme amorose aperse e quelle con tanta affezione abbracciò che tutta divenne fuoco. Né ad altra cosa poteva rivolger l’animo che pensar di continovo come potesse don Giovanni vedere, e tanto in questi pensieri si profondava che bene spesso rimaneva quasi come fuor di sé. Né sapendo ai fieri casi suoi alcuno compenso ritrovare da se stessa, e quanto più la speranza mancava tanto più crescendo 11 disio che aveva di veder il cavaliero, deliberò ad una sua fidissima cameriera discoprir ogni suo affare. Chiamavasi la cameriera Giulia, la quale era molto bella ed oltra modo avveduta, e tanto piacevole che da tutta la corte era portata in palma di mano. Aperse adunque a questa la duchessa tutti i segreti del suo amore e a lei chiese aita e conseglio. Giulia, udendo l’intenzione de la sua signora che vie più che la vita amava, le ebbe una grandissima compassione e si sforzò, a la meglio che seppe, confortarla, promettendole che tanto s’affaticherebbe che troveria modo e via di venir a capo di questa impresa. Il conforto de la fida cameriera e le larghe promesse alleggerirono in gran parte