Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/287

Da Wikisource.

PARTE TERZA che si fu desinato, ragionandosi di varie cose, il signor Guarnero suo fratello disse a messer Giovanni Antonio Cusano, medico eccellente, che devesse romper i vari ragionamenti de la brigata e con qualche novella intertenesse si bella compagnia di gentildonne e gentiluomini come era quella. Il Cusano che è, oltra la nobiltà de la famiglia, cortese e molto dotta persona, non seppe a la richiesta contradire; onde, fatto silenzio, narrò una novelletta in Milano accaduta. La quale, perché m'è paruta degna di memoria, ho voluto scrivere e a voi donare, non già perché io non istimi il valor vostro e le vertuose vostre doti, da me ottimamente conosciute, degne di molto maggior cosa, ma per dar un padrone a questa mia figliuola, che sotto il vostro nome potrà sicuramente in ogni luogo gire, massima- mente se il nostro giudicioso signor Renato Trivulzo, vostro onorato cugino, degnerà di lodarla. State sano. NOVELLA XXIV Una giovanetta, essendo suo fratello da uno sbirro assalito, ammazza esso sbirro ed è da la giustizia liberata. Poi che il signor Guarnero, amabilissime donne e voi cortesi signori, mi comanda che io novellando intertenga questa nobilissima compagnia, ed io lo farò molto volentieri, a ciò che quando quegli uomini che poco hanno de l’uomo biasimano il sesso feminile e dicono che le donne non son buone se non per l'ago e per l’arcolaio e di star in cucina a favoleggiar con le gatte, chiunque sarà veramente uomo e tutte voi, donne, possiate lor dare la conveniente risposta che questi inumani e goffi mertano, a ciò che, come si suol dire, « Quale dà l’asino in parete, tale riceva». Né crediate ch’io voglia ora parlare de la madre di Evandro, Carmenta, né di Pentesilea né di Camilla né di Saffo né de la famosa Zenobia palmirena né de le antiche e fortissime amazoni né di molte altre che in arme e lettere acquistarono pregio e sono da’ famosi scrittori celebrate. Io non voglio ora uscir d’Europa. Che dico di Europa? non vo’partirmi da la bella Italia né dal nostro fertile e ricco Milano, patria d’ogni