Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/293

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290 PARTE TERZA vero e buon camino dei nostri maggiori, andar dietro a le favole di questi fantastici e chimerici uomini anzi mostri, che vogliono sapere più di quello che bisogna. E forse, se talora a chi erra si desse debita punizione, che si sanerebbero più di duo infermi e la via si levarebbe a cotesti di mormorare degli ecclesiastici. E perciò vi vo’ dire ciò che operò Gioan Maria Vesconte secondo duca di Milano, non perché si debbia imitare, ché in effetto fu uomo ferino e di costumi pessimi, ma perché si veda che talora uno straordinario giudicio causa di buon effetti. — Narrò adunque il Dugnano ciò che in questa novelletta 10 ho descritto e sotto il dotto vostro nome publicato, a ciò che sia appo voi pegno del mio amore che vi porto, e al mondo resti testimonio de la nostra amicizia. State sano. NOVELLA XXV Gian Maria Vesconte secondo duca di Milano fa interrare un parrocchiano vivo, che non voleva seppellire un suo popolano se non era da la moglie di quello pagato. Soleva mio avo, quando io era fanciullo, narrare molte di quelle crudeltà che Giovan Maria Vesconte, secondo che di quella nobilissima schiatta fu duca di Milano, usava contra i suoi sudditi, perciò che per ogni picciola offensione faceva ed uomini e fanciulli smembrare e manicare a certi cani, che solamente per simil crudeltà nodriva. Ma io non vo’ ora venire a particolari effetti, ché sarebbe troppo lunga e crudele tragedia da narrare. Vi vo’ ben dire un fiero e agro castigo che egli diede ad un religioso prete. Dicovi adunque che, cavalcando esso duca per Milano, s’abbatté a passare per una via, ove in una picciola casetta senti un gran lamento, con un pietoso lacrimare che quivi entro si faceva, con batter di mani ed alte strida, come talora soglion fare le donne mezze disperate. Udendo 11 duca cosi fatto ululare, comandò ad uno dei suoi staffieri che in casa entrasse e intendesse la cagione di cosi fiero pianto. Andò lo staffiero e non dopo molto a l’aspettante duca ritornò e si gli disse: — Signore, qua dentro è una povera femina con alcuni figliuoli, che piange amarissimamente un suo marito che